lunedì 15 settembre 2025

Per Opere, non per Fede. Considerazioni contro la dottrina escatologica Cattolica e Protestante

La riflessione che segue è la lettera (e-mail ad essere precisi) che ho personalmente inviato a diversi istituti teologici e monasteri Cristiani con l'obiettivo di costruire un dialogo basato sulla Ragione, potenzialmente interessante per entrambe le parti.

Premessa: non sono un teologo, né prete, né diacono, né rappresentante di alcuna confessione religiosa, politica, etc. Scrivo semplicemente per interesse e ricerca personale. Essendo che viviamo in uno Stato laico e democratico mi piacerebbe avere un semplice confronto o un punto di vista sulla riflessione che scrivo di seguito ma chiedo di evitare di rispondermi facendo semplicemente appello al principio di autorità, per esempio:

“l’ha detto la Chiesa”

“l’ha detto il Papa”

“l’ha detto il Teologo”

Ovviamente non sto dicendo che non si possa citare un’affermazione detta da un Papa o da un teologo, semplicemente che non la si usi come argomento logico. In altre parole: non è vero solo perché lo dice il Papa ma magari il Papa ha detto qualcosa di interessante in merito e che quindi vale la pena di essere riportato.

Chiedo anche di evitare i cortocircuiti logici del tipo “è vero perché lo dice la Bibbia”. Anche in questo caso, non chiedo ovviamente di non citare la Bibbia, ma di non usarla come argomento per determinare se un ragionamento è valido o no. Io nella mia riflessione cito la Bibbia ma non la uso come criterio assoluto di verità. Pertanto, è inutile rispondermi con considerazioni del tipo “la Fede permette di oltrepassare la Ragione”, “Mistero della Fede”, etc. Il motivo per cui chiedo di evitare questo tipo di ragionamenti è che li conosco e so benissimo che possono essere sempre utilizzati per chiudere qualunque dibattito ma come detto, l’obiettivo è proprio una riflessione libera e che non deve per forza portare ad una conversione o ad un’affermazione assoluta di verità. È pertanto ammesso dire “non so”, “non ci ho mai ragionato”, “mah, potrebbe essere ma io credo alla Chiesa/Bibbia, etc.”. Ripeto: il mio obiettivo non è né convertire né de-convertire. Prendetemi semplicemente come un alieno  che appena arrivato sulla terra legge la Bibbia e si fa delle domande.

Dal punto di vista biblico mi baso soprattutto su queste quattro parabole:

·       Parabola del servo fedele;

·       Parabola dei talenti;

·       Parabola dell’offerta della vedova;

·       “tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me..”.

 

Matteo 24,42-51

42 Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. 43 Questo considerate: se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. 44 Perciò anche voi state pronti, perché nell'ora che non immaginate, il Figlio dell'uomo verrà.

45 Qual è dunque il servo fidato e prudente che il padrone ha preposto ai suoi domestici con l'incarico di dar loro il cibo al tempo dovuto? 46 Beato quel servo che il padrone al suo ritorno troverà ad agire così! 47 In verità vi dico: gli affiderà l'amministrazione di tutti i suoi beni. 48 Ma se questo servo malvagio dicesse in cuor suo: Il mio padrone tarda a venire, 49 e cominciasse a percuotere i suoi compagni e a bere e a mangiare con gli ubriaconi, 50 arriverà il padrone quando il servo non se l'aspetta e nell'ora che non sa, 51 lo punirà con rigore e gli infliggerà la sorte che gli ipocriti si meritano: e là sarà pianto e stridore di denti.

 

Luca 12,35-48

35 Siate pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese; 36 siate simili a coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze, per aprirgli subito, appena arriva e bussa. 37 Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità vi dico, si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. 38 E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell'alba, li troverà così, beati loro! 39 Sappiate bene questo: se il padrone di casa sapesse a che ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. 40 Anche voi tenetevi pronti, perché il Figlio dell'uomo verrà nell'ora che non pensate».
41 Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?». 42 Il Signore rispose: «Qual è dunque l'amministratore fedele e saggio, che il Signore porrà a capo della sua servitù, per distribuire a tempo debito la razione di cibo? 43 Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà al suo lavoro. 44 In verità vi dico, lo metterà a capo di tutti i suoi averi. 45 Ma se quel servo dicesse in cuor suo: Il padrone tarda a venire, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, 46 il padrone di quel servo arriverà nel giorno in cui meno se l'aspetta e in un'ora che non sa, e lo punirà con rigore assegnandogli il posto fra gli infedeli. 47 Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; 48 quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.

 

Matteo 25:14-30

14 «Poiché avverrà come a un uomo il quale, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e affidò loro i suoi beni. 15 A uno diede cinque talenti, a un altro due e a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità; e partì. 16 Subito, colui che aveva ricevuto i cinque talenti andò a farli fruttare, e ne guadagnò altri cinque. 17 Allo stesso modo, quello dei due talenti ne guadagnò altri due. 18 Ma colui che ne aveva ricevuto uno andò a fare una buca in terra e vi nascose il denaro del suo padrone. 19 Dopo molto tempo, il padrone di quei servi ritornò a fare i conti con loro. 20 Colui che aveva ricevuto i cinque talenti venne e presentò altri cinque talenti, dicendo: "Signore, tu mi affidasti cinque talenti: ecco, ho guadagnato altri cinque talenti". 21 Il suo padrone gli disse: "Va bene, servo buono e fedele; sei stato fedele in poca cosa, ti costituirò sopra molte cose; entra nella gioia del tuo Signore". 22 Poi, si presentò anche quello dei due talenti e disse: "Signore, tu mi affidasti due talenti; ecco, ho guadagnato altri due talenti". 23 Il suo padrone gli disse: "Va bene, servo buono e fedele, sei stato fedele in poca cosa, ti costituirò sopra molte cose; entra nella gioia del tuo Signore". 24 Poi si avvicinò anche quello che aveva ricevuto un talento solo e disse: "Signore, io sapevo che tu sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; 25 ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra; eccoti il tuo". 26 Il suo padrone gli rispose: "Servo malvagio e fannullone, tu sapevi che io mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; 27 dovevi dunque portare il mio denaro dai banchieri; al mio ritorno avrei ritirato il mio con l'interesse. 28 Toglietegli dunque il talento e datelo a colui che ha i dieci talenti. 29 Poiché a chiunque ha, sarà dato ed egli sovrabbonderà; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha. 30 E quel servo inutile, gettatelo nelle tenebre di fuori. Lì ci sarà pianto e stridor di denti".

 

Marco 12,38-44

38 Diceva loro mentre insegnava: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, 39 avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. 40 Divorano le case delle vedove e ostentano di fare lunghe preghiere; essi riceveranno una condanna più grave».

41 E sedutosi di fronte al tesoro, osservava come la folla gettava monete nel tesoro. E tanti ricchi ne gettavano molte. 42 Ma venuta una povera vedova vi gettò due spiccioli, cioè un quattrino. 43 Allora, chiamati a sé i discepoli, disse loro: «In verità vi dico: questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. 44 Poiché tutti hanno dato del loro superfluo, essa invece, nella sua povertà, vi ha messo tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».

 

Matteo 25,31-46

31 Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. 32 E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, 33 e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. 34 Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. 35 Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, 36 nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. 37 Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? 38 Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? 39 E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? 40 Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me. 41 Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. 42 Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; 43 ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. 44 Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? 45 Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me. 46 E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna».

È evidente che di temi qui se ne potrebbero sollevare tanti ma in realtà ciò che mi chiedo è molto semplice: perché la Chiesa Cattolica e Lutero si sono scontrati nel determinare se la salvezza sia nella sola Fede (Sola Fide) o nella Fede più le Opere? Da bambino e poi da adolescente, senza sapere nulla di teologia, credevo invece intuitivamente in una terzia via, ossia che ci si salvi solo (o principalmente) grazie alle opere.

Chiariamo subito un aspetto, evidentemente non voglio dire che sia da premiare chi fa il bene solo per paura della pena eterna o specularmente solo per il premio eterno. Non sto nemmeno a commentare chi si pavoneggia di fare del bene senza nemmeno farlo in realtà oppure facendolo solo per secondi fini (gli Scribi per intenderci). Mi riferisco al semplice fare del bene perché si sa (o si sente, e qui potremmo aprire il dibattito filosofico) che è la cosa giusta da fare. Ci si comporta quindi in conformità ai propri valori, i quali si ritiene possano darci un senso nel mondo.

Una seconda importante controargomentazione potrebbe essere quella del teologo che obietta che non è possibile aderire ai valori cristiani (o ad alcuni di essi) senza credere, perché altrimenti ci sarebbe incoerenza. Questo può essere parzialmente vero ma la Chiesa sbaglia clamorosamente se pensa di poter avere l’esclusiva sui principi etici. Infatti, chi si sente attratto dagli insegnamenti di Gesù, spesso trova illuminanti le sue massime più celebri. Questo avviene perché l’idea sottostante è già lì presente e quindi si apprezza Gesù perché parla in una maniera che ci risuona bene. Se non avessimo alcun valor etico, allora dovremmo prima credere che Gesù è Dio e in quanto Dio può decidere ciò che è bene e ciò che è male e di conseguenza noi aderiremmo ai suoi principi morali[1] non perché li riterremmo giusti, bensì semplicemente perché faremmo ciò che il grande capo ci dice di fare. Capisco che questa questione sia complessa e non si esaurisca in queste poche righe, ma negare la considerazione di base che la dottrina venga dopo l’aspetto emotivo e la fede impulsiva pare davvero indifendibile, anche solo su una base biblica. Nei testi sacri, sono infatti riportati molti racconti in cui persone comuni si convertono perché “rapiti” dalla Fede o comunque perché affascinati dalla figura di Gesù. Non è infatti comune trovare passi biblici che testimoniano riflessioni intellettuali o addirittura filosofiche che portano a riconoscere la giustezza di Gesù.

Continuando con la mia tesi della prevalenza delle Opere sulla Fede, penso sia opportuno notare che in fondo ai bambini si insegna qualcosa di simile, del tipo: “il paradiso è per chi vuole bene agli altri e fa delle buone azioni”. Vero che si dice anche che “bisogna voler bene a Gesù” ma dubito che un prete si azzardi nel proseguire affermando che “bambino, se non credi in Gesù, nella Chiesa e nei suoi dogmi andrai all’inferno”. Allora, perché crescendo e diventando adulti la questione cambia così tanto?

Leggendo in maniera semplice e diretta le parabole sopra citate (d’altronde sono metafore per l’appunto, quindi una lettura trasparente e alla portata di tutti è un approccio più che ragionevole) possiamo trarre le seguenti conclusioni:

L’importante nella vita è ciò che facciamo con sincerità: le parole vuote e l’ostentazione vanagloriosa ed egoistica non contano.

Bisogna fare rispetto alle proprie capacità: la parabola dell’offerta e dei talenti sono particolarmente chiare in questo: non è più buono chi fa di più in termini assoluti ma chi si spende o si sacrifica per gli altri. La vedova infatti dà un solo nichelino che però rappresenta tutto per lei.

L’importante sono le buone azioni concrete e non il credere come sforzo intellettuale: questo è il punto della questione per me: porre il credere in Dio come spartiacque per il paradiso è una dottrina inutilmente estrema, perché provoca a cascata tutta la serie di interminabili discussioni e opinioni per cui uno si può definire credente o meno, Cattolico o Protestante e che però non portano al vero punto del discorso. Infatti, guardando alle parabole sopra citate, Gesù non punta il dito contro quei servi che non sono certi se il padrone prima o poi passerà o se sì, quando lo farà, bensì si scaglia contro chi non ha fatto la volontà del padrone. In altre parole, il focus non è in alcun modo sulle previsioni o sulle supposizioni fatte dai servi ma sulle loro azioni concrete, che fuor di metafora potrebbe essere un pragmatico “come hai vissuto la tua vita?”.

Affermare questo è anche particolarmente coerente con la fondamentale dottrina cristiana[2] del libero arbitrio. Se infatti può essere ragionevole affermare, seppur un po’ semplicisticamente, che chi ha scelto di vivere una vita egoistica perseguendo il male non abbia diritto al paradiso, lo è molto meno sostenere che un Protestante non ne sia degno semplicemente perché crede a dogmi o concezioni diverse riguardo a Dio. Difatti, in quest’ultimo caso risulta quasi sempre necessario citare i passi della Bibbia in cui lo si sosterrebbe. Si citano le Sacre Scritture proprio per dare valore ad un’affermazione che se fosse basata sulla pura ragione parrebbe molto discutibile e difficile da difendere.

A tal proposito, è opportuno notare che in Luca 12-46, Gesù parla di Infedeli ma non nel senso religioso del termine, bensì rispetto alla figura del padrone. Ossia, è infedele quel servo che si è comportato male nonostante il padrone gli avesse dato fiducia: il servo, invece che fare il suo dovere, ha pensato di poter gozzovigliare alle spese del padrone, approfittando del “non sentire il fiato sul collo”.

Arrivati a questo punto, so bene che l’apologeta che vuole smentire la mia tesi può imitarsi a citare Giovanni 20:24-29 “beati quelli che crederanno senza aver visto” per affermare con forza che la Fede nella resurrezione sia necessaria per essere salvati[3] ma ciò non mi basta per convincermi razionalmente della sensatezza di questa dottrina. Mi chiedo poi che merito ci sia nel fedele che magari non è convinto di questo ma che per paura crede nonostante tutto.

Chiudo con la celebre frase del cardinal Martini: “Credenti o non credenti, l’importante è che siate pensanti”.


Il Cercatore di Senso


[1] In questa riflessione, uso i termini morale ed etica come perfetti sinonimi.

[2] So che non tutte le confessioni lo credono, ad esempio i Calvinisti, ma qui lo manterrò come fondamento.

[3] Anche se varrebbe la pena far notare che è una massima contenuta nel solo Vangelo di Giovanni, il quale è il più tardo e differente dagli altri, anche a causa del suo carattere gnostico che guarda caso pone tantissimo l’attenzione sulla Verità e sui discorsi dottrinali.

giovedì 11 settembre 2025

Sull'Omicidio di Charlie Kirk, alleato di Trump e influencer MAGA

Il 10/09/2025 viene assassinato il 31enne Charlie Kirk: alleato di Trump, influencer MAGA. 

Alcune libere considerazioni:

  • è eticamente sbagliato. Non si fa democrazia sparando agli avversari politici.
  • è politicamente sbagliato. Uccidere gli avversari crea martiri più pericolosi da morti che da vivi MA:
  • è ipocrita lamentarsi di un pazzo con un fucile in un campus universitario quando da sempre sostieni il II emendamento.
  • è stupido lamentarsi dell'escalation di violenza se da anni sei il primo a fomentare lo scontro.

Trump accusa i democratici per l'omicidio ed ecco il paradosso della tolleranza: in una società tollerante si deve essere tolleranti verso gli intolleranti

La destra estremista ci gioca come se fosse l'asso nella manica: dice quello che vuole, fomenta odio ma senza sparare un colpo. Così quando lo faranno gli altri saranno loro i fascisti. 

Chi ragiona così però non è un pacifista ma solo un paziente stratega.


Il Cercatore di Senso

martedì 2 settembre 2025

Irrazionali non Stupidi

È da molto che non scrivevo e ne approfitto quindi per cambiare radicalmente stile: personale, diretto, socratico (nel senso di dialogico) e volutamente aperto: non è fondamentale arrivare sempre ad un dunque, a volte ci sono ottime riflessioni che corrono un po' e poi si perdono, va bene così. In fondo, non devo rendere conto a nessun editore o a nessuna ideologia quindi sono libero di scrivere come e ciò che voglio.

Di seguito troverete un commento di un prete cattolico (Don Manuel Belli) e la mia risposta in merito ad un video pubblicato su YT trattante il tema del fondamento storico dei Vangeli. Qui di temi se ne aprono tanti ma uno in particolare mi preme sottolineare: 

credere oltre ogni ragionevole dubbio non è da stupidi ma nemmeno da persone razionali.

Questa affermazione può sembrare un attacco forte o addirittura un insulto ma non lo vuole essere in alcun modo. Leggi di seguito se ti interessa approfondire:

Don Manuel: "Mi sembra che alla fine il problema sia uno: se rifiuti in blocco una realtà trascendente che non rispecchi gli stessi canoni di evidenza di una realtà immanente, possiamo stare qui 20 anni a discutere, sarà tutto inutile. Io, in compagnia di Tommaso, Scoto, Cartesio, Pascal, Kant, Hegel, Bergson, Kierkegaard, Husserl, Stein, Japers ritengo che abbia senso vedere un ordine nella storia e pensare che possa essere frutto di un pensiero di un essere libero che chiamiamo Dio. E ritengo in loro compagnia che non sia insensato che possa rivelarsi. Poi saremo tutti una squadra di illogici e insensati, ci mancherebbe: ognuno è libero di pensare quello che crede. Dubito più di chi dice "Sono l'unico logico su questa terra" che degli autori citati: rivendico questa possibilità! Qui non ho nulla di apodittico, ma entro nei mille modi con cui si interpreta la vita. E leggere la vita con quello che dicono i vangeli e quello che hanno capito tante persone a partire dai vangeli lo trovo un modo pertinente, interessante, umanizzante. Che prove vuoi che ti dica? Il referto di un medico di Gerusalemme che dice che Gesù è uscito dalla tomba ed è vivo? La storia su Instagram di Pietro arrivato al sepolcro? L'unica prova che ho è il vangelo. Non ci ho creduto perchè qualcuno mi ha dato delle prove, ma per educazione, per consuetudine. Certo! Dove è il problema? Poi da lì mi sembra ne sia venuto un modo dignitoso di vivere grazie alla riflessione e alla preghiera. Ho sperimentato situazioni emotive e di pensiero che tendo a pensare che siano frutto di una guida della mia vita che va oltre quello che posso esperire e non credo siano allucinazioni: mi hanno portato a prendermi più cura delle ferite dell'umanità, a non stare in difesa, ad avere una certa sensibilità educativa. Ma ovviamente non ho nulla di più da esibire. Mi ricordo un tuo post sul papa quando parlavi dell'amore come forza vitale e creativa... in realtà un terzo dei delitti del mondo è fatto per motivi passionali, il 38% delle coppie si separa entro 10 anni, con non pochi strascichi di sofferenze anche per i figli. E' dissonanza cognitiva la tua? No! Sono d'accordo con te: sperimenti una forza creativa e vitale. Ambigua quanto vuoi. Come tutte le nostre scelte di vita. Non pretendo che sia universale: è qualcosa che sperimento e che vorrei vivere. E io sono contento di tutte le critiche possibili: aiuta la fede a non diventare fondamentalismo. La prova del fondamentalismo è quando in virtù della fede arrivi a fare del male. Su questo ti chiedo di essere più spietato possibile nel mostrare contraddizioni e il male che si può fare per una fede che diviene fondamentalista (e secondo me siamo d'accordo su moltissime cose che dici nei tuoi video... anche se confesso non lo ho visti tutti). Ma non penso che tutta la fede sia fondamentalismo. Ma rientra in quelle visioni del mondo e in quella interpretazione della vita che ognuno ha. Sì ma allora le crociate e la pedofilia? Sì ma allora le altre religione? Si ma allora il male nel mondo? Ovviamente qui rientra quella che tu chiami "dissonanza cognitiva", io da husserliano lo chiamo "livello dossico della coscienza". Perchè, esiste una weltanschauung onnicomprensiva? Non lo credo. Da Hume abbiamo imparato che possiamo dubitare di tutto e del contrario di tutto, ma che ad un certo punto, cito, occorre "moderare il potenziale critico della ragiona naturale". Non so tante cose, ma quelle che so mi stimolano a non rimanere impassibile di fronte alla sofferenza degli altri, non mi sembra di essere una persona peggiore di altre, ogni tanto mi sembra persino che di aiutare qualcuno che nella vita le ha prese da tutti a stare in piedi. Sono capace di comprendere quando il mio presupposto è la fede o quando invece sia necessaria la pratica scientifica... almeno, chi finora mi ha valutato per la mia pratica scientifica non ha mai ritenuto che fossi incapace di distinguere la mia visione del mondo dalla scienza. Non ho prove, ho questo. Che per me è più che un referto medico della risurrezione. Ripeto, l'elenco di nomi di prima non mi sembra di gettarmi in una umanità insensata e irrazionale. Quando tu sperimenti una forza vitale e creativa hai prove mediche per sostenerla? La persona di Gesù per come raccontata dai testi sacri mostra una visione del mondo che io penso essere unica e che rende migliore la mia vita. Tutto qui. Non mi disturba che lo stesso sia successo a chi ha letto il Corano, ad Apollonio di Tiana o a chi vuoi tu. Ben venga! A dire il vero non vedo persone con una buona visione del mondo che si rifaccianno ad Apollonio di Tiana, non ho visto opere d'arte belle come la cappella Sistina realizzate in nome dell'ultimo tizio che citi nel video, che non conosco. Non ho visto nessuno andare nei posti più remoti del mondo a prendersi cura dell'umanità ferita in nome di quel tizio. Non mi sembra che nella costituente ci fossero gente dell'altezza di la Pira o di Moro che si rifanno ad Apollonio di Tiana o a quel tipo là... però se ti sembra che abbiano lo stesso identico valore come costruzione di senso e di modo di vedere il mondo... te lo lascio credere, ci mancherebbe! Non mi disturba che non raramente la fede comporti una lotta con me stesso perchè non so cosa faccia Dio quando il male accade e mi fa arrabbiare. Eppure non crolla il fascino che sento per Gesù, e non mi sembra che in virtù di questo vivo la vita in modo attendista o ignorando il problema del male. Insegno a scuola da tanti anni: molti dei miei studenti non sanno nemmeno che sono un prete; so ben distinguere i miei presupposti di fede e il mio lavoro nella scuola pubblica come professore di filosofia e storia. Quest'anno 5 dei miei studenti hanno preso 100, con la commissaria di Filosofia e storia esterna; penso di essere capace di preparare studenti competenti. Partecipo a convegni sulla fenomenologia dove sono invitato come ricercatore: nessuno mi ha mai detto che sono illogico e irrazionale. Ma ritengo che esista una dimensione della vita che è quella del significato che diamo all'esistenza che abbia diritto di cittadinanza e che non chieda referti medici per essere riconosciuta. Ho la lucidità per saper distinguere gli ambiti. Dove sta il problema? Ehrman ha la sua visione del mondo: non ritiene possibile alcuna cosa che non abbia un fondamento in un processo logico-deduttivo, la risurrezione di Cristo non rientra in questo processo dunque non è possibile. Io non lo credo: passioni, emozioni, forze vitali, slanci, ferite eccedono i processi logici deduttivi. Ma va bene. E' una sua posizione. Non più fondata della mia che credo esista una dimensione altra dove rientra una forma di ragione che è di natura ermeneutica e narrativa. Pongo qui la fede.".

Io: "Don, questo suo discorso è toccante, profondo e sicuramente degno di rispetto ma non c'entra molto con le critiche che le vengono fatte. Sembra che si sia offeso perché le è stato dato dell'illogico in quanto credente e che non pensa che sia così dato che il suo CV e i filosofi che lei cita dimostrano il contrario. Ci pensi bene però: lei cita una serie di filosofi che in gran parte è disallineata rispetto all'ortodossia cattolica e soprattutto sembra ignorare (come praticamente tutti gli apologeti credenti) la differenza tra metodo razionale e semplice intelligenza. Credo che in gran parte la diatriba stia tutta in questo fraintendimento lessicale: dire che le sue argomentazioni poggiano sulla Fede e quindi siano incompatibili con la ragione non significa che lei che crede sia stupido, al contrario, tutti gli sforzi intellettuali apologetici dimostrano una dose fuori dal comune d'intelligenza, ma il punto non è questo. Il punto è che il metodo razionale (la parola "metodo" è estremamente importante) non funziona secondo i criteri della Fede. Le provo a spiegare tramite i due schemi seguenti:

  • Metodo razionale: intuizione → teoria (ragionamento deduttivo) → esperimento/prove → verità temporanea (se l’esperimento dà esito positivo o se vi sono sufficienti prove) o “so di non sapere e continuo a cercare” (nel caso contrario).
  • Metodo fideistico: verità inconfutabile (perché presa per vera per ragioni emotive che generano attaccamento psicologico) → intuizione apologetica → teoria apologetica → prove → fede rinnovata (se le prove depongono a favore) o “non capisco ma sicuramente la colpa è mia o della ragione e quindi continuo a credere nonostante tutto” (nel caso contrario).

È evidente come il primo metodo proceda linearmente mentre il secondo retroattivamente e questo non può che portare a metter su il paraocchi e a cadere (in buona e cattiva fede) in svariate fallacie logiche. Questo è inevitabile perché l’attaccamento emotivo e psicologico non può che portare a giustificare l’ingiustificabile. Questo è quello che viene criticato ai fedeli, non il fatto che vi sentiate ispirati da Gesù.
Il motivo per cui poi si è particolarmente caustici nei confronti dei cristiani (cattolici in primis) è che avete dominato in maniera asfissiante la vita sociale e individuale dell’Europa per secoli e se ora sembrate molto più paciosi è nonostante la Chiesa e non grazie ad essa. È grazie ad innumerevoli sforzi dell’umanesimo laico se si è arrivati a lei prete che può dire serenamente “se voi non credete per me non è un problema”. Un tempo non lontano non era così e comunque il fanatismo non si verifica solo quando si accompagna alla violenza. Quello è il suo lato più vistoso ma c’è fanatismo già quando c’è ostracismo sociale semplicemente perché uno dice di non credere. Se lei dicesse che “la figura di Gesù e le idee che hanno animato tante persone sono sufficienti a motivare il mio agire e le mi preghiere” non vedrei alcun problema. Non c’è fanatismo qui. Se però lì nasce l’attaccamento alla speranza o alla paura ultraterrena allora la china diventa davvero scivolosa verso il fanatismo. Per esempio, io amo i gatti e un pochino spero che ci sia un paradiso pieno di gatti. In fondo è una possibilità no? Questo è un pensiero che mi dà il sorriso ma certamente non costruirei una religione sulla base di questa speranza perché sarebbe irragionevole.
Concludo: io sono uscito dalla Chiesa da ragazzino perché in primis (poi ho maturato altri motivi) non mi sentivo accettato da un’istituzione eccessivamente pesante rispetto a quello che sentivo io. Citando il titolo di un famoso libro di filosofia orientale “mente zen, mente di principiante”, io ero sinceramente ispirato da Gesù e dal suo messaggio di amore e a me quello bastava. A 17 anni invece che non vedere l’ora di avere l’automobile non vedevo l’ora di scegliermi in che tipo di volontariato impegnarmi. Però, il salto al “devo credere oltre ogni ragionevole dubbio che Gesù sia anche risorto” era per me troppo grande e non lo sentivo necessario per animare la mia vita. Riuscivo a pregare serenamente sperando (ma senza mai una cieca fede) che ci fosse un principio di amore superiore che guidasse le vite degli esseri e perché no, magari un paradiso ma senza che questa idea fosse trainante. Il problema è che questa posizione non è sufficiente per essere parte della CC, tutto qui."


Il Cercatore di Senso

lunedì 14 ottobre 2024

Il Principio dei Desideri

 "Ciò che si è chiamato corpo e carne conta infinitamente di più, il resto è un piccolo accessorio. Il compito di continuare a filare l'intero tessuto della vita e in modo che il filo diventi sempre più potente - tale è il compito(1)

Probabilmente molti non si troverebbero d'accordo leggendo questo verso di Nietzsche. In effetti, all'uomo occidentale pare una visione estremamente nichilista quella per cui l'unico senso della vita sia quello della mera sopravvivenza, prima nel proprio corpo e poi tramite i propri figli.

C'è molto di più che vale la pena cercare durante lo snodarsi della propria esistenza: soddisfazioni personali, familiari, professionali nonché il tanto agognato amore. Le persone più spirituali e religiose potrebbero menzionare anche la dimensione metafisica a cui tutti, consciamente o meno, saremmo destinati.

Non proverò a stabilire qui quale sia il senso della vita, né tantomeno quale sia la strada migliore per arrivarci; sarebbe infatti infinitamente impegnativo: non è questione di spazio, tempo, voglia di scrivere o saggezza. Semplicemente non è una verità standardizzabile per tutti tramite una forma testuale.
Al più, si potranno condividere le proprie riflessioni e convinzioni al fine di aiutare o, alla peggio, di convertire il lettore alla propria personale verità.

Ma, non è questo che mi interessa fare con queste poche righe.

Piuttosto, mi piacerebbe puntare il dito su un aspetto troppo spesso dimenticato e sottovalutato dalla maggior parte delle morali a cui noi tutti siamo stati sottoposti da bambini: 

la voglia viscerale di stare al mondo e vivere ancora un altro giorno.

Potrebbe sembra un non-concetto. D'altronde, tranne che i disperati e i depressi, chi non vorrebbe risvegliarsi di nuovo, giorno dopo giorno?
È una verità talmente banale che non viene neppure considerata un vero e proprio desiderio.
Se questo scritto non vuole essere un trattato sul suicidio, ed in effetti non è questo l'intento, che senso ha allora parlare della voglia di vivere? D'altronde anche il nostro corpo parla chiaro:

anche ai disperati batte il cuore.

Non è infatti necessario, né tantomeno possibile, controllare consciamente le funzioni vitali (il battito del cuore, il respirare e così via), segno inequivocabile che anche per la natura, la voglia di vivere è scontata, tanto scontata che la nostra mente non deve nemmeno soffermarvici.

C'è un però,

per la psiche umana, il voler vivere o meno non è soltanto il decidere se svegliarsi anche domattina oppure no, bensì, molto più visceralmente, è ciò che ci spinge a provare gusto e carica per vivere un altro giorno.

È il principio dei desideri

La voglia di vivere è infatti il desiderio fondamentale, ciò che dà vita a tutti i desideri particolari: si ha fame perché si vuole vivere, si vogliono gli amici perché ci si vuole divertire e si vuole fare un lavoro che ci soddisfi perché sappiamo che sarà la nostra quotidianità per molti anni a venire.

Il punto è proprio questo: troppo spesso si tendono a vedere come concetti indipendenti tra loro il sopravvivere, il viver bene e il vivere per uno scopo quando invece, se non vogliamo alienarci e sfibrarci, dovremmo cercare un equilibrio tra di essi.

Da questo punto di vista, sia il santo che che il depravato non se la vivono al meglio: il primo perché si fa guidare solo dal dovere e non dal piacere e il secondo per il motivo opposto. Per entrambi, il pericolo concreto è che si perda quell'intima voglia di svegliarsi un altro giorno per fare qualcosa di nuovo, di interessante e stimolante.

È un concetto simile a quello sotteso agli incentivi e ai premi di produzione: l'obiettivo, individuale o di gruppo che sia, perché sia efficace dev'essere sfidante ma allo stesso tempo raggiungibile: un obiettivo al di là delle nostre capacità è frustrante, uno troppo banale non ci motiva a far di più di quello che faremmo altrimenti. Similmente, percepire che la vita che stiamo vivendo è incommensurabilmente lontana da quella che vorremmo ci potrebbe sconsolare ma anche sentire di aver già raggiunto tutti i propri obiettivi potrebbe provocarci smarrimento.

Seguendo questa logica si arriva alla non scontata conseguenza che non è tanto importante vivere una vita perfetta (ipotizzando che sia possibile) ma viverne una equilibrata.

Pensare però di raggiungere questo equilibrio a livello meramente intellettuale non porterà ad altro che ad uno sforzo vano perché la voglia di vivere è una forza e una sete ancestrale e viscerale, solo parzialmente comprensibile e controllabile dalla ragione. Spesso sono invece gli scossoni e i fulmini della vita che ci portano a trovare nuove visioni e nuovi equilibri. 

"Come cambia improvvisamente il deserto della nostra stanca cultura, quando lo tocca la magia dionisiaca! Un turbine afferra tutto ciò che è spento, marcio, rotto, appassito, lo avvolge roteando in una rossa nube di polvere e come un avvoltoio lo porta in alto" (2)

In questo possiamo forse paradossalmente rassicurarci: se credere che l'avvenire sia guidato da una forza benevola richiede uno sforzo di Fede, cercare di trovare linfa vitale dagli eventi che ci capitano è invece alla portata di tutti noi.


il Cercatore di Senso

(1) Volontà di Potenza,  F. Nietzsche (opera postuma)
(2) La Nascita della tragedia,  F. Nietzsche

domenica 23 giugno 2024

Il Peso Necessario

"La realtà si divide in cose soggette al nostro potere e cose non soggette al nostro potere(1)


Questa frase, potente e dalle mille sfaccettature, mi offre oggi il seguente insegnamento:

Non assumerti più peso del necessario


Quando si fanno lunghe camminate in montagna si è obbligati a portare con sé solo l'equipaggiamento strettamente necessario, così da evitare di boccheggiare sotto uno zaino troppo pesante.

Perché non dovrebbe valere la stessa regola anche per la vita di tutti i giorni?

Certo, ci si potrebbe anche porre la domanda:

Cos'è necessario?



il Cercatore di Senso

(1) Manuale, Epitteto