per una Filosofia della Vita

"Entrambi i filosofi (N.d.r. Nietzsche e Schopenhauer) sono quindi d'accordo sul fatto che il continuo ed incessante anelare a un qualcosa, che è tipico della natura umana, sia fonte di sofferenza (e questa è una verità oggettiva), ma l'uno consiglia di reprimere tale volontà, mentre l'altro, per i motivi che abbiamo visto, ritiene più onorevole assecondarla; ebbene, io credo che non sarebbe corretto dire che una di queste due opinioni è "vera" e l'altra è "falsa", in quanto sono due visioni contrarie ma che hanno entrambe una loro fondatezza." (1)


La vita umana non ha senso, così dicono alcuni tra i più grandi filosofi della storia e così si può forse affermare lasciando procedere liberamente la propria ragione senza che la paura e l'insicurezza la intralcino.

Ma se questa dovesse essere la verità, cosa fare allora? Meglio seguire Schopenhauer e con lui il Buddhismo e addestrarsi per eliminare la sete di desiderio e quindi di esistenza? O al contrario, più saggio è abbandonarsi allo spirito di Dioniso e, ponendosi come gli Dei greci ebbri di emozioni e impulsi, creare un proprio senso in un mondo che offre infinite possibilità e sensazioni? E Dio in questo crocevia dove si trova?

Questo enigma è antico quasi quanto il mondo eppure tutt'ora attuale, seppur sembra celato dietro la foschia dei nostri mille impegni.

Come rispondere quindi?

Chi scrive non ha trovato la risposta nemmeno per sé, quindi nulla ha da dire o suggerire per conto altrui. 

Al più, ci si può rasserenare comprendendo come anche solo la ricerca della Via possa offrire una visione più vicina alla verità di quanto potrebbe fare una risposta forzata ed arbitraria. 

Al fine della ricerca di una risposta può essere utile riscrivere la domanda precedentemente posta: chiedersi infatti cosa fare nel caso un senso non vi sia è equivalente a domandarsi se mancanza di senso e infelicità siano intimamente correlate, come sembrano sottintendere la maggior parte delle religioni, le quali non a caso si impegnano ad offrire un paradiso e un insieme di regole per giungervi.

Anche in questo caso rispondere non è semplice, ma neppure forse utile in quanto una replica soddisfacente non può arrivare solo dall'intelletto, bensì è necessario che vi siano soluzioni concrete ed esempi che permettano di rispondere affermativamente: sì, esiste la felicità ed è questa!

La soluzione risiede quindi nel capire ed accettare che nonostante si possa credere ad una provvidenza calata dall'alto o alle idee di un tal pensatore alla fine rimane essenziale trovare delle proprie risposte realizzate pazientemente giorno per giorno. Certo, lasciarsi ispirare da Nietzsche, Schopenhauer, Buddha o Epicuro, giusto per citare alcuni dei grandi che hanno ragionato su tale problema, può aiutare ad orientarsi ma rimane comunque essenziale procedere con fiducia sorreggendosi sulle proprie gambe. In fin dei conti siamo noi a dover essere felici e non i pensatori a cui ci rivolgiamo.



il Cercatore di Senso

(1) Nietzsche e Schopenhauer. Da "L'ultimo Nietzsche e le tre grandi questioni. Riflessioni su una filosofia della vita", Matteo Martini

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