sabato 21 dicembre 2019

La punta dell'iceberg

Qualche anno fa fece scalpore la conversione del famoso Antony Flew, da scienziato e celeberrimo ateo a credente. Ne parlarono i giornali e i siti web cristiani, molti con toni di vittoria, come se finalmente si fosse riuscito a provare che l'ateismo non è altro che un dogma irrazionale, ormai sfatato pure dagli scienziati.

Una notte insonne incappai per caso in una breve biografia di Avicenna, medico, filosofo, matematico e fisico persiano che visse a cavallo dell'anno mille. A parte le molte affascinanti vicende intellettuali che lo hanno visto protagonista, attirò la mia attenzione il suo studio matto e disperatissimo nel tentativo di comprendere appieno la metafisica di Aristotele e in generale la sua tensione verso l'assoluto.
Avicenna, pur restando nei limiti dell'Islam, si è avvicinato molto ai filosofi antichi e pertanto, accanto ai suoi famosissimi studi di medicina (da molti è considerato il padre della medicina moderna), non poteva esimersi dall'interrogarsi sulle questioni classiche del pensiero antico: Essere, Dio, anima e via discorrendo.

Arrivati sin qui viene da chiedersi quale sia il legame tra i due personaggi appena presentati, Flew ed Avicenna.

Entrambi, pur essendo molto diversi tra di loro per evidenti motivi storici e geografici, sono scienziati, ognuno a modo proprio però. Infatti, pur avendo una comune attitudine per la ricerca, lo scarto temporale tra di essi costituisce lo spartiacque fra la scienza contemporanea e quella antica e medievale. 
Se per Avicenna o Aristotele discorrere di fisica e di metafisica è quasi scontato, non lo è per Flew né tantomeno per Richard Hawkins, giusto per citare un altro celebre esempio.
Il pensiero di Aristotele può infatti essere idealmente scisso in Fisica e in Metafisica perché passare allo studio delle cause prime che danno origine al mondo, dopo aver studiato la natura, è logico e intuitivo per buona parte del pensiero antico. Anche Hawkins e Flew, accanto alle loro opere scientifiche, hanno scritto di ateismo, ma mai collegando istituzionalmente le due faccende. Per gli scienziati contemporanei non è così semplice, perché seppur la curiosità umana non sia diminuita rispetto al passato, si è invece radicalmente evoluto il metodo scientifico, ossia lo strumento utilizzato per cercare la verità. Infatti, provare una tesi con un semplice ragionamento deduttivo, senza poter quindi contare sull'esperienza e sulla prova sperimentale, non è più ritenuto sufficiente. Al più si può ottenere una tesi ragionevole e ben argomentata ma mai una verità scientifica. 

Allo stesso tempo anche il concetto di verità ha subito un radicale cambiamento rispetto ai tempi antichi. Il termine greco Episteme, si può tradurre con sapere certo, il quale si contrappone quindi alle opinioni dei singoli da un lato, e dall'altro, indica la concezione scientifica tipica degli idealisti come Platone. La verità a cui tendono i metafisici è infatti quella assoluta, ossia quella incontrovertibile.

La scienza contemporanea non può però seguire questi binari perché il metodo utilizzato può portare solo a verità provvisorie, sempre suscettibili di critica e di abbandono nel caso sopraggiungano prove avverse più convincenti. La scienza moderna parte infatti dal basso, dando per scontato nulla e procedendo a ragionamenti supportati da evidenze.

Ora la domanda è se quanto detto fin qua possa interessare il pensatore comune, credente o ateo che sia.

La risposta è che dovrebbe.

Tornando infatti all'apertura, quello su cui puntarono i giornali che riportarono la notizia della conversione fu proprio il connubio scienza-religione, come se Dio fosse stato provato scientificamente. La verità è non solo che questa prova non è stata trovata fino ad ora (e verosimilmente non lo sarà mai), ma che anche se la si trovasse, l'ateismo sarebbe ben lontano dall'essere sconfitto.

Ipotizzando infatti anche per un solo momento che sia possibile provare con il metodo scientifico l'esistenza di un dio creatore, questo non equivarrebbe in alcun modo all'aver provato la verità di una religione tra le tante. Anzi, a questo punto sarebbe anche difficile catalogare la scoperta fatta: staremmo infatti parlando di filosofia e religione, oppure di semplice fisica, dato che la scoperta  verrebbe effettuata con il metodo scientifico utilizzato dalle scienze naturali? quale sarebbe il confine e chi avrebbe il diritto di parlare di questo tipo di scoperte? i teologi o gli scienziati? 

La verità è che gran parte del dibattito attuale tra Ateismo e Fede è superficiale e pertanto infruttuoso. Infatti, l'oggetto del contendere non dovrebbe essere il chiedersi se vi sia un Dio creatore o meno, bensì investigare quali siano i motivi che dovrebbero spingere una persona, scienziati compresi, ad accettare una data religione invece che rimanere nella miscredenza.
Si potrebbe infatti essere convinti che il mondo non possa esistere da sempre e che ci debba  per forza essere un dio costruttore di mondi ma rimanere comunque scettici nei confronti di ogni forma di religiosità rivelata da testi sacri. Non a caso molti dei famosi scienziati credenti della storia erano ben lontani dalla dottrina presentata ufficialmente dalla Chiesa d'appartenenza.

Einstein è famoso per essere stato uno scienziato credente e quindi è spesso giocato come jolly da parte del teologo di turno intento a convincere il senza dio che scienza e fede sono tranquillamente conciliabili.
Il problema è che quando chiesero ad Einstein se fosse credente, rispose dicendo di credere nel dio di Spinoza, ossia Deus sive Natura (Dio ossia la Natura). Ma la natura intesa come divinità è evidentemente un concetto molto diverso dal Dio cristiano o musulmano e prova indirettamente che la questione Dio/senza Dio è solo la punta dell'iceberg della riflessione attorno alla religione. In fondo, il ricercato numero uno non è il demiurgo del Timeo platonico, bensì il Logos provvidente cercato e venerato dai santi e saggi di tutto il mondo.

Quello che molti credenti non riescono o non vogliono vedere, è che vi sono motivi per rifiutare una religione ben più profondi di una irrisolvibile disputa sull'origine del cosmo.


Il Cercatore di Senso

sabato 3 agosto 2019

riguardo agli addormentatori della ragione

"In verità con teneri calzari il sonno bussa a me, il più caro dei ladri, e mi ruba i miei pensieri: così io resto li, stolido come questa cattedra." (1)
Quanti soporiferi ammaliatori si possono trovare per le strade, intenti a rubare la ragione degli ignari uomini?

E se non li ancor di più popolano il web, cercando di sedurre qua e la qualche sperduto, tentato dall'insaziabile istinto di sbirciare nella vita di chi ha deciso di svelare le proprie nudità sui social network.
Questi non sono solo virtuali piazze del mercato nelle quali gridare a destra e manca le proprie più o meno intelligenti idee. Sono bensì anche moderne piazze Venezia, ideali per plateali chiamate alle armi.
Chi all'inizio bestemmiava negli stadi lanciando motorini, si trova dall'oggi al domani a lanciare rosari alla folla esultante alla vista di fascistelli da sagra di paese, gridando all'unisono "meglio oggi che domani!" e accompagnando il tutto con il "daghel al tèrun!" di rito.

esempio di fascistucolo da osteria

Oramai che l'informazione è diffusa in maniera capillare, si hanno più venditori di opinioni interessate che semplici privati pensatori. Questo comporta che il più delle volte si cerca di convincere e convertire le persone piuttosto che esporre il proprio punto di vista nella maniera più limpida possibile.

Quindi, come prendere parte in una tal bolgia di opinioni e disinformazione?

e se non potete essere santi della conoscenza, siatene almeno i guerrieri. questi sono i compagni e i precursori di quella santità.  Io vedo molti soldati: vedessi molti guerrieri! (1)

Guerrieri senza uniforme ci vogliono, addestrati non nell'uso dei fucili, bensì delle menti e dei cuori, pronti a combattere al fianco della ragione. Infatti, credere a qualcosa di sbagliato è peggio che non credere a nulla, e seguire un lupo travestito da pastore è più pericoloso che essere una pecorella smarrita.

Se anche non è possibile dire con certezza cosa è giusto e cosa non lo è, non bisogna arrendersi alle prime opinioni che ci vengono propinate, ma continuare a combattere per la ricerca, se non della verità assoluta, almeno di ciò che sia il più lontano possibile dal falso.

Fare questo non è però semplice data la complessità del mondo in cui viviamo. I rapporti causali che lo compongono possono infatti essere talmente complessi da arrivare a non poter definirli altrimenti che casuali.
Il caos è infatti il risultato di un amalgama di eventi legati da rapporti di causa e effetto talmente complessi da non permettere di scorgere alcun disegno logico che permetta di inquadrarli tutti assieme.

"Ma certo, ho capito: tu pensi che questo non abbia nulla a che vedere con te. Tu apri il tuo armadio e scegli, non lo so, quel maglioncino azzurro infeltrito per esempio, perché vuoi gridare al mondo che ti prendi troppo sul serio per curarti di cosa ti metti addosso, ma quello che non sai è che quel maglioncino non è semplicemente azzurro, non è turchese, non è lapis, è effettivamente ceruleo, e sei anche allegramente inconsapevole del fatto che nel 2002 Oscar de la Renta ha realizzato una collezione di gonne cerulee e poi è stato Yves Saint Laurent se non sbaglio a proporre delle giacche militari color ceruleo, per poi rapidamente comparire nelle collezioni di otto diversi stilisti. Dopodiché è arrivato a poco a poco nei grandi magazzini e alla fine si è infiltrato in qualche tragico angolo casual, dove tu evidentemente l’hai pescato nel cesto delle occasioni, tuttavia quell’azzurro rappresenta milioni di dollari e innumerevoli posti di lavoro, e siamo al limite del comico quando penso che tu sia convinta di aver fatto una scelta fuori delle proposte della moda quindi, in effetti, indossi un golfino che è stato selezionato per te dalle persone qui presenti… In mezzo a una pila di roba." (3)


Dobbiamo essere sinceri almeno a noi stessi, non è possibile venire a capo della intricata trama che costituisce il reale, quindi tanto vale ammetterci dipendenti.
Dipendenti gli uni dagli altri ma anche da ogni singolo granello di polvere che costituisce il cosmo.
Ma se vi sono dipendenze, significa che vi sono anche relazioni. Sono queste che permettono infatti l'incredibile coesione degli elementi nonostante il caos che governa.

"Co-esistere: se sei un poeta, vedrai chiaramente che c'è una nuvola che galleggia in questo foglio di carta. Senza una nuvola, non ci sarebbe la pioggia; senza la pioggia, gli alberi non potrebbero crescere; e senza alberi, non potremmo produrre la carta. La nuvola è essenziale perché la carta esista. Se la nuvola non fosse qui, nemmeno il foglio di carta potrebbe esserci. Possiamo quindi dire che la nuvola e la carta coesistono. [...] guardando più a fondo, possiamo vedere che anche noi coesistiamo. Infatti, quando guardiamo al foglio di carta, questo è parte della nostra percezione. La tua mente è qui e la mia pure. Quindi possiamo dire che tutto è in questo foglio di carta. Non possiamo immaginare qualcosa che non sia qui - il tempo, lo spazio, la terra, la pioggia, i minerali nel suolo, la luce del sole, la nuvola, il fiume, il calore. Tutto co-esiste  in questo foglio di carta." (4) 

Solo cambiando punto di vista e apprezzando queste relazioni di coesistenza è possibile smussare gli angoli del proprio ego,  rendendolo propenso ad osservare e solo a posteriori a giudicare quello che appare essere altro da noi.

La sospensione del giudizio impulsivo e intuitivo è infatti condizione necessaria se si vuole intraprendere la faticosa strada che parte dal falso e conduce al vero. Non si deve eliminare l'istinto, ma capire che è uno strumento che ha meccanismi e finalità diverse da quella della ragione. Il pregiudizio è infatti utile quando non v'è tempo a sufficienza per effettuare un'analisi razionale approfondita. Risponde quindi all'esigenza di spingerci all'azione piuttosto che alla passività quando ci troviamo in situazioni di emergenza, specie quelle in cui la nostra incolumità fisica è messa a rischio.

La mente umana modella continuamente il mondo che conosciamo attraverso i sensi, utilizzando tutti i dati a sua disposizione per creare una rappresentazione della realtà, utile alla volontà, la quale deve assumere su di sé l'onere della scelta per poter dirigere le nostre vite.

In conclusione, non si deve estirpare il pregiudizio, bensì metterlo sotto la lente d'ingrandimento della ragione. Bisogna quindi osservarlo, capirlo e superarlo quando ci si rende conto che la sua attività è inutile o addirittura dannosa.
La peculiarità umana è infatti quella di avere più di uno strumento per affrontare il mondo e di conseguenza, la sfida per ognuno di noi è raggiungere il proprio equilibrio tra ragione ed intuito. Eppure è difficile trovare il modo per armonizzare questi due apparenti opposti e il rischio è quello di essere schizofrenici: o bestie spinte unicamente dall'istinto o freddi calcolatori umani.
Per tendere alla via di mezzo sono possibili due strade diametralmente opposte:
  • Si può curare l'introspezione cercando di diventare ciò che si è, ossia prendere coscienza di sé stessi e dei propri limiti;
  • Al contrario, si può cercare di liberare la mente il più possibile e muovendosi a tentoni sperare di trovare l'equilibrio in maniera "naturale".
Decidere a priori quale sia la scelta migliore è impossibile. E' quindi necessario errare, assieme a tanti altri prima di noi, per prove ed errori. Ma errare ha un doppio significato, se da un lato significa sbagliare, dall'altro e non a caso indica il vagabondare. Non si vagabonda però solo con il corpo, spostandosi da città a città, bensì anche con la mente. Questa si muoverà fintanto che non riuscirà a trovare qualcosa al quale aggrapparsi saldamente, qualcosa che possa placare la sua inquietudine. Nel muoversi e nel ricercare, sia con il corpo che con la mente, sarà possibile incontrare e confrontarsi con altri errabondi simili a sé, e se l'occasione è propizia, ci si imbatterà nel miracolo della comprensione e della condivisione.


il Cercatore di Senso

riferimenti:
(1) così parlò Zarathustra, delle cattedre della virtù, Friedrich Nietzsche.
(2) così parlò Zarathustra, della guerra e dei guerrieri, Friedrich Nietzsche.
(3) Miranda Priestly in il Diavolo veste Prada.
(4) il cuore dell'insegnamento, Thich Nhat Hanh.