sabato 8 febbraio 2020

the Jesus Pride

Il 25 gennaio 2020 si è tenuto a Roma il cosiddetto Christian Day, una manifestazione in difesa della Fede cristiana dalle vessazioni in genere e dalle blasfemie che vengono perpetuate, anche pubblicamente.
Al Jesus Pride sono accorsi fedeli da ogni dove, con armi, bagagli e idee lungimiranti: omosessualità da bandire, incendi precursori dell'apocalisse e nichilismo sublimato in chiave religiosa.

Ora, il problema di manifestazioni del genere non è il fatto di professare idee che per altri sono assurde. Infatti, questa è una caratteristica del vivere in una società libera e plurale. Quando è possibile instaurare un contraddittorio civile, la società è sana, e in fondo, fare filosofia è anche questo. È vero che filosofia vuol dire letteralmente "amore per il sapere" ma sin dall'antico dibattito tra eraclitei e parmenidei, è sempre stata anche discussione e scontro intellettuale.

Se invece il contraddittorio non ci fosse, allora la situazione sarebbe ben più grave, perché una società teocratica è una bomba pronta ad esplodere. Fondare la coesione sociale non su valori etici condivisibili in quanto persone, bensì in quanto credenti, significa creare una società di lobotomizzati e di potenziali rancorosi infelici. Quest'ultimi saranno quelli che avranno dei dubbi nei confronti del potere secolare-spirituale e che pertanto si sentiranno soffocare in una enorme setta quale è una società teocratica. 
Detto questo, si potrebbe convenire che fintanto che è possibile per un ateo diventare cristiano (anche eretico, ossia non necessariamente appartenente alla Chiesa dominante) liberamente e viceversa, il problema sociale-religioso non sussiste.

Certo, qualcuno potrebbe obiettare che un bambino cresciuto in una famiglia rigidamente osservante e chiusa alle diversità sia un problema sociale. Pur potendo condividere in linea teorica un ragionamento simile bisogna però rendersi conto dei limiti che una società, agendo come istituzione, deve rispettare nei confronti della libertà individuale dei suoi membri. Questo significa che pur potendo essere una situazione non ottimale per la crescita del bambino in quanto cittadino e uomo libero, non si può impedire alla sua famiglia di educarlo come meglio crede, superstizioni e paletti irrazionali annessi. Se si permettesse allo Stato di intromettersi in faccende tanto private, si andrebbero a porre le basi per un pericoloso grande inquisitore, in grado di trasformarsi facilmente da garante dell'educazione civica a prepotente e arbitrario Grande Fratello.
Quello che invece la società può fare, è creare contesti educativi e formativi il più possibile improntati alla morale civile e umanista, promuovendo un incontro intelligente tra le diversità e uno sviluppo integrale della persona, non formandola solo come lavoratore ma anche come cittadino pensante. In fondo non bisogna dimenticarsi che tante menti geniali sono cresciute in contesti familiari molto duri e conservatori:
  • Immanuel Kant crebbe in una rigida famiglia pietista, la quale fu probabilmente la causa della mancata accettazione da parte sua della propria probabile omosessualità. Questo non gli impedì di essere l'illuminista per antonomasia. Inoltre, dimostrò sempre grande rispetto per la morale dei genitori.
  • Hermann Hesse, nonostante fosse figlio e nipote di famosi missionari protestanti, diventò l'icona hippie dell'inquieto ricercatore spirituale. Qualunque figlio dei fiori portava con sé una copia del Siddharta.
  • Bertrand Russell non visse un'infanzia felice come scrive nelle prime pagine della sua conquista della felicità: "Io non sono nato felice. Da bambino il mio salmo preferito era: "Stanco della terra e carico dei miei peccati". A cinque anni, mi dissi che, se dovevo vivere fino ai settanta, avevo sopportato soltanto, fino a quel momento, la quattordicesima parte di tutta la mia vita, e, intravedendo davanti a me il tedio che mi attendeva su di un cammino così lungo, lo giudicai insopportabile. Durante l'adolescenza, la vita mi era odiosa e pensavo al suicidio; ma questo mio proposito era tenuto a freno dal desiderio di approfondire la conoscenza della matematica." (1) Fortunatamente non andò così e diventò un celebre matematico, pacifista e filosofo.
Esempi emblematici della tesi che propongo. Osservando invece la vita di Giordano Bruno, nato nemmeno duecento anni prima di Kant, ci si può rendere conto di quanto, in una società chiusa, uno spirito libero possa faticare anche solo a per pensare privatamente fuori dai canoni. Infatti, almeno all'inizio della sua attività di filosofo, Giordano incontrò numerosi ostacoli alla sua ricerca intellettuale senza che avesse nemmeno l'anelito a rivoluzionare il mondo, al contrario dei suoi successori qualche secolo dopo. Egli voleva innanzitutto avere la libertà di studiare ciò che preferiva e con cui si sentiva più in sintonia.

A questo punto si delinea l'obiezione che vuole essere portata al Christian Day. Ciò che è problematico di questo tipo di manifestazioni non è appunto il pensare diversamente, né il fatto in sé che la religione si intrometta nella politica, ma piuttosto la tensione potenzialmente violenta e lesiva dei legittimi diritti civili, volta a restaurare quella società teocratica tanto agognata da alcuni.
In altre parole, se un cristiano non vuole permettere che si dica ad un omosessuale che andrà in paradiso nonostante il suo peccato, rimane nel lecito, perché sta parlando nell'ambito di quella particolare dottrina religiosa che può venire liberamente rifiutata, parzialmente o in toto, dal credente omosessuale. Questi avrà infatti tre opzioni praticabili:
  • adempiere alla richiesta di castità voluta dalla Chiesa e così rinunciare alla sua omosessualità per tenere salda la sua Fede;
  • cambiare Chiesa, e così aderire a dottrine più tolleranti. Cercando sul web si potranno infatti trovare alcune aggregazioni di fedeli, normalmente di confessione protestante, che reinterpreta, chissà se a ragione o a torto, la condanna dell'omosessualità presente negli scritti vetero e neotestamentari (escludendo però i vangeli, perché sì, in questi non c'è alcun riferimento diretto) in una maniera nettamente più favorevole verso gli omosessuali, per esempio affermando che nella bibbia ci si riferisca agli stupri omosessuali e non all'affettività omosessuale in sé;
  • sentirsi tradito e offeso dal proprio Dio e scegliere la via della miscredenza, uscendo da qualunque Chiesa.
Quello che invece il credente non potrà fare è lottare perché il rifiuto dell'omosessualità sia esteso all'aspetto sociale, votando chi vorrebbe aprire i campi di riabilitazione per omosessuali nel peggiore dei casi, o più moderatamente, per l'eliminazione dei diritti civili in nome di un interesse religioso incapace di fondare le proprie argomentazioni in senso laico, ossia razionale. Un esempio estremo aiuterà a capire: se degli studi scientificamente attendibili dimostrassero che i bambini cresciuti da coppie omosessuali siano molto più propensi a certe forme di criminalità, quali lo stupro o la pedofilia per esempio, allora sarebbe lecito chiedere un serio intervento politico al riguardo. Se invece l'unica motivazione che si può addurre a sostegno della propria intolleranza è che al dio che si venera non piacciono i gay perché innaturali, allora si perde la possibilità di essere presi sul serio da parte del mondo civile.

Riassumendo con uno slogan: affermare "in chiesa nessun omosessuale" è lecito; al contrario, "per strada nessun omosessuale" non lo è.


il Cercatore di Senso

riferimenti:
(1) La conquista della felicità, Bertrand Russell.