sabato 11 aprile 2020

Social Sofismo

Qualche giorno fa incappai in un post, condiviso su un famoso social network, dal titolo "dagli al complottista". Titolo intrigante, controcorrente, mi soffermai quindi a leggerlo. 
Il post era una sorta di elenco di casi in cui la stampa ufficiale aveva toppato o volutamente nascosto la verità, condito della retorica morale tipica dei social: criticare la massa da dietro lo schermo senza mai puntare il dito contro qualcuno nello specifico, così da mostrarsi intelligente e guadagnare qualche like.
Pur non essendo entusiasta della tendenza alla ricerca spasmodica del plauso anonimo del web, non avevo nulla da criticare fin qui. Il problema nacque però nel momento in cui, come risposta alle mie osservazioni, l'intellettuale virtuale si indignò, evidentemente scocciato per il non aver ricevuto il tanto agognato thumb up.

Ora, non che ce l'avessi con la sostanza del suo post in sé. In fondo non aveva detto nulla di deprecabile e anzi tutto sommato era pure condivisibile. Cercai però di fargli capire che quando si scrive, se non è proprio vero che l'abito fa il monaco, poco ci manca. Sicuramente è meglio prediligere il contenuto alla forma, soprattutto se quest'ultima è intesa solo come l'insieme dei formati e dei colori di layout. Vi è però anche un altro tipo di forma, molto più importante, ossia quella che si potrebbe chiamare estetica letteraria.

A cosa mi riferisco? Con estetica in campo letterario, intendo la struttura e i toni utilizzati nella produzione scritta, compreso il linguaggio non verbale. 
Come? linguaggio non verbale in un testo? No, non sto impazzendo, non si tratta di un vero linguaggio non verbale. Piuttosto, come il corpo umano comunica più o meno intenzionalmente tramite gesti, sudore, colori, eccetera, anche uno scritto può dire più di quello che semplicemente offre il suo contenuto. Quindi non è possibile ignorare completamente la forma dello scritto che si ha tra le mani.

Il titolo del post "dagli al complottista" sottintendeva chiaramente che lo scrittore si identificasse come tale. Al che scaturì la mia critica: "possiamo essere d'accordo su tutti i dati che mi riporti e in generale sul redarguire gli ingenui che pendono dalle labbra dei telegiornali, ma da qui al passare all'estremo opposto è tutto un altro paio di maniche."
Provai quindi ad utilizzare due esempi per fargli capire qual era il problema a mio avviso:
  • Soprattutto nel secolo scorso, il buon (si fa per dire) Friedrich fu accusato di essere stato un teorico del nazismo. Ricerche più recenti hanno invece posto obiezioni al riguardo, rilevando come sia stata la sorella Elisabeth a vendere l'immagine del fratello nazista per interessi personali. Ora, qualunque sia la verità (ancora dibattuta tra gli storici), è innegabile che Nietzsche abbia offerto su un piatto d'argento la possibilità di farsi fraintendere. Leggendo una qualunque delle sue opere, un semplice soldato delle SS non avrebbe avuto difficoltà a trovare spunti interessanti per giustificare le proprie convinzioni. Questo non comporta però che sia lecito accusare il filosofo di una responsabilità intenzionale. Siamo infatti sul labile confine tra doloso e colposo. Il genio che dimora nello stile nicciano presenta chiaramente un lato oscuro, confermando così l'ipotesi che anche la forma conta. Quindi, a meno che non si voglia scrivere appositamente in maniera ermeneutica, è opportuno essere rigorosi tanto nel contenuto quanto nello stile.
  • Ragionando sulla democrazia, è possibile trovare innumerevoli aspetti criticabili, sia sul piano teorico che concreto. Concludere però che sia opportuno tornare ad un regime totalitario significa fare il passo più lungo della gamba. Infatti, il ragionamento: "la gente è stupida, quindi la democrazia non funziona, quindi meglio il Duce" non è propriamente lapalissiano, perché confutare una teoria non equivale a provare il suo opposto. Quindi, la pagina social "aboliamo il suffragio universale" va benissimo come satira e come spunto di riflessione, ma non altrettanto se utilizzata come manifesto di un partito politico. Il post in questione sembrava invece essere basato proprio su un ragionamento simile: "la gente che crede nell'informazione mainstream è ingenua. I complotti sono ovunque, quindi non si possono negare, quindi non possiamo non essere complottisti."
Come risposta al mio intervento (portato avanti attraverso diversi commenti), l'intellettuale dissidente, rigirò la frittata, obbiettando che avevo frainteso il senso del suo post. Ammise almeno che forse, ciò fosse dovuto a sua negligenza. Concluse quindi che in realtà lui voleva dire come sia importante pensare in maniera critica e non farsi ingabbiare dagli schemi.
Invece, io conclusi come sia inutile cercare di discutere con persone incapaci di argomentare le proprie idee espresse liberamente su uno spazio pubblico.

Molti non riescono a capire che quando si condividono pensieri forti, specie se con sconosciuti, è necessario armarsi, non di offese e di insulti, ma di ottime ragioni da vendere. Uno dei motivi per cui il processo democratico è scadente è proprio perché il cittadino comune non è abituato a combattere razionalmente per le proprie idee.
Come si può spesso constatare con rammarico negli interventi politici, non è espressione di buona intelligenza affermare A e poi, una volta messo alle strette, eccepire il fraintendimento generale così da potersi spostare su B. E' come se verso la fine di un gioco, il probabile perdente, rovesciasse la tavola così da poter rivendicare il pareggio.

Qual è la morale di questo breve racconto? Non si ipotizza certo di impedire ai tordi di scrivere ciò che gli passa per la testa, bensì, semplicemente, si rivendica il diritto di poter sfanculare pubblicamente chi non è all'altezza delle idee che promuove.
Questo non è l'esercizio di un sadico, al contrario, è il sano contraddittorio che deve esistere in una società perché questa progredisca. Discutere civilmente non può infatti far altro che migliorare il livello generale di razionalità e cultura del mondo nel quale viviamo. Miglioramento che a sua volta porta maggior libertà a tutti, perché riconoscere le pecche dei complotti e delle ideologie strampalate che saturano i mass media permette di metterne a nudo i seguaci e un fanatico nudo è sempre meno pericoloso di uno in armatura.


il Cercatore di Senso