Sotto un certo punto di vista, la società odierna è simile a quella del
tempo in cui viveva Socrate. È infatti evidente lo strapotere della Doxa,
ossia l’opinione, nei confronti dell’Episteme, alias la scienza.
Non ho intenzione di fare ora una disamina di questi concetti, limitandomi
ad invitare un approfondimento in autonomia (è da più di 2000 anni che la
filosofia vive di questi discorsi). Varrebbe sicuramente la pena di domandarsi
come definire la scienza al giorno d’oggi, considerando che ai tempi in cui scriveva
Platone la verità oggettiva e indiscutibile era considerata l’obiettivo massimo
della filosofia. Al contrario, la moderna scienza sperimentale si poggia sul principio
di falsificabilità, ossia su verità che si espongono alla possibilità di venire
smentite da esperimenti od osservazioni che potrebbero dimostrarle false. Questo
è necessario per distinguere le teorie controllabili da quelle non
controllabili, come la metafisica.
Dopo questa premessa e venendo a discorsi più concreti, nella maggior parte dei dibattici pubblici di oggi (dai talk show alle
discussioni sui social media) più che prevalere il metodo razionale, si ha quello
che chiamerei “fazionismo” ossia la volontà di avere l’ultima parola a tutti i
costi, andandosi costantemente ad identificarsi con una squadra o una fazione.
Questo è vero parlando di praticamente qualsiasi argomento: da quelli più
futili fino ad arrivare alla politica e la religione. La prova più convincente
di questo fenomeno è che i fatti sono posti sullo stesso piano delle
speculazioni su di essi. Per avere sempre la meglio è quindi sufficiente
limitarsi a trovare l’interpretazione che più piace: è ininfluente se poggi su basi
razionali o se sia chiaramente falsata da bias o da più semplice malafede.
Arrivati a questo punto potrebbe sorgere lo sconforto per chiunque cerchi la
verità con passione, metodo e onestà intellettuale ma non tutto è perduto. Seppur
non esista una via semplice per invertire o arginare questa tendenza, è
possibile tenere a mente la debolezza intrinseca al sofismo stesso: l’incoerenza.
Questa è infatti la differenza netta tra chi cerca la verità a partire da un’onesta
indagine razionale e chi invece usa l’intelligenza per rafforzare le proprie
idee preconcette.
Infatti, chi ha compreso e utilizza la ragione in maniera onesta, arrivando
alla verità che ne consegue, qualunque essa sia, manterrà la coerenza
argomentativa. Questo significa che sarà attento a non cadere nelle fallacie
logiche e di conseguenza approccerà ogni questione con il medesimo sguardo,
senza applicare pesi e misure diverse in base al fatto che convenga o meno.
Al contrario, l’apologeta (chi difende a spada tratta la propria
convinzione) o il sofista che dir si voglia per cercare di rendere forte il
discorso debole cercherà tutti gli appigli possibili, sfruttando senza
particolari remore la retorica pur di arrivare dove desidera. Questo modo di
agire, seppure nel breve termine possa essere vincente dato il suo potere persuasivo,
a lungo andare non può che tradirsi da solo, disseminando qua e là prove dell’utilizzo
di due pesi e due misure. Infatti, è una conseguenza inevitabile del volerla
aver vinta a tutti i costi. Per esempio, in un caso il sofista potrebbe ricorrere
all’attacco personale così da screditare la controparte, mentre in un altro
potrebbe difendersi da chi fa lo stesso con lui adducendo che prenderserla con
la persona invece che con l’argomento (fallacia ad hominem) non sia un
modo corretto di argomentare. Ecco quindi che si palesa l’inconsistenza e la
malafede.
Purtroppo, in molti casi non è sufficiente far notare questi passi falsi
commessi dal sofista perché la verità abbia la meglio. Infatti, in una società
in cui impera l’opinione è alta la probabilità di venire sommersi da una
montagna di merda intellettuale (fallacia Gish gallop) che può far desistere
da ulteriori controargomentazioni. In poche parole, puoi anche essere nel
giusto ma se l’interlocutore è una massa di scimpanzè che rispondono a versi ai
tuoi argomenti è difficile che la tua voce possa essere recepita in una maniera
positiva.
In ogni caso non bisogna mai demordere, perché allenarsi nel riconoscimento
delle fallacie logiche è comunque il metodo migliorare per avere la coscienza intellettuale pulita.
Il Cercatore di Senso