lunedì 14 ottobre 2024

Il Principio dei Desideri

 "Ciò che si è chiamato corpo e carne conta infinitamente di più, il resto è un piccolo accessorio. Il compito di continuare a filare l'intero tessuto della vita e in modo che il filo diventi sempre più potente - tale è il compito(1)

Probabilmente molti non si troverebbero d'accordo leggendo questo verso di Nietzsche. In effetti, all'uomo occidentale pare una visione estremamente nichilista quella per cui l'unico senso della vita sia quello della mera sopravvivenza, prima nel proprio corpo e poi tramite i propri figli.

C'è molto di più che vale la pena cercare durante lo snodarsi della propria esistenza: soddisfazioni personali, familiari, professionali nonché il tanto agognato amore. Le persone più spirituali e religiose potrebbero menzionare anche la dimensione metafisica a cui tutti, consciamente o meno, saremmo destinati.

Non proverò a stabilire qui quale sia il senso della vita, né tantomeno quale sia la strada migliore per arrivarci; sarebbe infatti infinitamente impegnativo: non è questione di spazio, tempo, voglia di scrivere o saggezza. Semplicemente non è una verità standardizzabile per tutti tramite una forma testuale.
Al più, si potranno condividere le proprie riflessioni e convinzioni al fine di aiutare o, alla peggio, di convertire il lettore alla propria personale verità.

Ma, non è questo che mi interessa fare con queste poche righe.

Piuttosto, mi piacerebbe puntare il dito su un aspetto troppo spesso dimenticato e sottovalutato dalla maggior parte delle morali a cui noi tutti siamo stati sottoposti da bambini: 

la voglia viscerale di stare al mondo e vivere ancora un altro giorno.

Potrebbe sembra un non-concetto. D'altronde, tranne che i disperati e i depressi, chi non vorrebbe risvegliarsi di nuovo, giorno dopo giorno?
È una verità talmente banale che non viene neppure considerata un vero e proprio desiderio.
Se questo scritto non vuole essere un trattato sul suicidio, ed in effetti non è questo l'intento, che senso ha allora parlare della voglia di vivere? D'altronde anche il nostro corpo parla chiaro:

anche ai disperati batte il cuore.

Non è infatti necessario, né tantomeno possibile, controllare consciamente le funzioni vitali (il battito del cuore, il respirare e così via), segno inequivocabile che anche per la natura, la voglia di vivere è scontata, tanto scontata che la nostra mente non deve nemmeno soffermarvici.

C'è un però,

per la psiche umana, il voler vivere o meno non è soltanto il decidere se svegliarsi anche domattina oppure no, bensì, molto più visceralmente, è ciò che ci spinge a provare gusto e carica per vivere un altro giorno.

È il principio dei desideri

La voglia di vivere è infatti il desiderio fondamentale, ciò che dà vita a tutti i desideri particolari: si ha fame perché si vuole vivere, si vogliono gli amici perché ci si vuole divertire e si vuole fare un lavoro che ci soddisfi perché sappiamo che sarà la nostra quotidianità per molti anni a venire.

Il punto è proprio questo: troppo spesso si tendono a vedere come concetti indipendenti tra loro il sopravvivere, il viver bene e il vivere per uno scopo quando invece, se non vogliamo alienarci e sfibrarci, dovremmo cercare un equilibrio tra di essi.

Da questo punto di vista, sia il santo che che il depravato non se la vivono al meglio: il primo perché si fa guidare solo dal dovere e non dal piacere e il secondo per il motivo opposto. Per entrambi, il pericolo concreto è che si perda quell'intima voglia di svegliarsi un altro giorno per fare qualcosa di nuovo, di interessante e stimolante.

È un concetto simile a quello sotteso agli incentivi e ai premi di produzione: l'obiettivo, individuale o di gruppo che sia, perché sia efficace dev'essere sfidante ma allo stesso tempo raggiungibile: un obiettivo al di là delle nostre capacità è frustrante, uno troppo banale non ci motiva a far di più di quello che faremmo altrimenti. Similmente, percepire che la vita che stiamo vivendo è incommensurabilmente lontana da quella che vorremmo ci potrebbe sconsolare ma anche sentire di aver già raggiunto tutti i propri obiettivi potrebbe provocarci smarrimento.

Seguendo questa logica si arriva alla non scontata conseguenza che non è tanto importante vivere una vita perfetta (ipotizzando che sia possibile) ma viverne una equilibrata.

Pensare però di raggiungere questo equilibrio a livello meramente intellettuale non porterà ad altro che ad uno sforzo vano perché la voglia di vivere è una forza e una sete ancestrale e viscerale, solo parzialmente comprensibile e controllabile dalla ragione. Spesso sono invece gli scossoni e i fulmini della vita che ci portano a trovare nuove visioni e nuovi equilibri. 

"Come cambia improvvisamente il deserto della nostra stanca cultura, quando lo tocca la magia dionisiaca! Un turbine afferra tutto ciò che è spento, marcio, rotto, appassito, lo avvolge roteando in una rossa nube di polvere e come un avvoltoio lo porta in alto" (2)

In questo possiamo forse paradossalmente rassicurarci: se credere che l'avvenire sia guidato da una forza benevola richiede uno sforzo di Fede, cercare di trovare linfa vitale dagli eventi che ci capitano è invece alla portata di tutti noi.


il Cercatore di Senso

(1) Volontà di Potenza,  F. Nietzsche (opera postuma)
(2) La Nascita della tragedia,  F. Nietzsche

Nessun commento:

Posta un commento